Dopo più di trenta ore di viaggio, finalmente ritorno a casa! Ormai è buio ed è tardi, ma sono felice di essere arrivato. Il viaggio comincia con un lungo volo fino ad Addis Abeba, (scalo scomodissimo per andare in Costa d’Avorio), poi l’attesa del nuovo volo e il viaggio fino ad Abidjan. Una volta arrivati in terra ivoriana attraversiamo la capitale nell’ora del traffico di punta e ci mettiamo due ore solo per uscire dalla città: finalmente, dopo sei ore di automobile, arriviamo ad Agnibilekrou.
In questo viaggio non ero solo, erano con me anche Angela ed Ilario, due cari amici che proprio un mese prima della loro partenza avevano celebrato il loro matrimonio a Campagnola, il quartiere che ci ha visti crescere, l’oratorio scalcinato e meraviglioso in cui abbiamo condiviso esperienze fantastiche… per me luogo dove nasce la mia vocazione sacerdotale, per loro luogo di un altrettanto appassionante chiamata al matrimonio. E allora che bello poterli accompagnare nel loro straordinario viaggio di nozze! Anche loro in questi giorni stanno tenendo un blog (che vi consiglio di leggere) dal nome “angoli inesplorati” e cerco di tenere fede a questo motto non facendogli mancare alcuna esperienza missionaria.
In poco tempo Ilario ed Angela si immergono nella realtà missionaria ed il loro sguardo curioso e straniato aiuta anche me a rientrare, dopo due mesi in Italia, in questa terra africana, e a non rendere ovvio quello che banale non è. Così ci ritroviamo nella saletta per disabili della parrocchia, e, quando vengo chiamato per altre incombenze parrocchiali, mentre temo di aver lasciato soli ed in imbarazzo i due sposini, ritorno da loro e scopro Divine che si è letteralmente sdraiata sulle ginocchia di Angela, mentre Ilario si culla Jean Baptiste, i nostri splendidi gioielli. Proprio nelle ultime settimane, un pastore della Chiesa protestante ha parlato a una di queste mamme spaventandola: “il tuo bambino ti ucciderà e ucciderà tutti quelli che gli si avvicinano”. Eppure, di fronte a questi piccoli, respiro sempre e solo bellezza e vita e, un sorriso di Divine o un gemito di Jean Baptiste riempiono il cuore più di mille parole. Mi commuove l’accoglienza che mi riserva Koffi, il giovane disabile che passeggia per la città e spesso si ferma ore intere nel cortile della parrocchia. Koffi non parla, ma non appena mi vede esplode in grida di gioia e con la sua andatura bizzarra sulle sue gambette secche mi viene incontro agitando le mani in una felicità difficilmente controllabile. Poteva esserci benvenuto migliore?
In questi angoli inesplorati non poteva mancare l’uscita al villaggio. Dopo alcuni mesi ritorno ad Assemiankro, la nostra comunità più piccolina, eppure quest’oggi sembra avere una carica di gioia in più rispetto a certi periodi più malinconici. Ed anche in questo villaggio scopro delle novità… il catechista,JeanClaude, mi indica sua moglie e mi annuncia che per la quinta volta è di nuovo papà, si chiama Luca. Penso che sia il modo per tenermi tranquillo dato che da due anni li stresso per celebrare il matrimonio che permetterebbe a Jean Claude di celebrare anche il suo battesimo. Ma mi fa piacere prendere in braccio il piccolo Luca e sapere che anche in questo pezzo sperduto di Africa ci sarà un Luca che lotta per una vita serena e felice. Nel frattempo scopro che anche Emmanuel l’aiuto catechista che da anni intraprende la formazione senza mai concludere niente, ha trovato una ragazza e che anche lei è incinta: naturalmente anche Emmanuel non è né sposato, né battezzato.
A parte queste novità degli ultimi mesi, molte cose sembrano sempre immutabili. Una schiera di bambini, ci gira intorno, e quando chiedo perché nessuno sia a scuola mi viene detto che la scuola che si trova nel vicino villaggio, ha perso il maestro e che non è stato ancora rimpiazzato, quindi nessun bambino per il momento è ancora andato a scuola. Come mi capita spesso in questo villaggio, i bambini mi chiedono dei bans ed io, come al solito, mi diverto a danzare con loro, ma quanto avrei preferito saperli a scuola a costruire il loro futuro. Il villaggio ha poi una grande novità: i pali della corrente sono arrivati per illuminare la notte di questa comunità nel mezzo della foresta ivoriana. Per realizzare il progetto gli abitanti del villaggio sono stati ingaggiati come operai senza essere pagati per poter vedere il frutto della modernità. Ed ecco che gli uomini hanno dovuto scavare decine di buche profonde diversi metri per poter installare i pali della corrente. E per qualche settimana la luce ha rischiarato il villaggio: un piccolo presepio su una costa delle colline della regione dei Djuablin. Peccato che dopo alcune settimane i tecnici siano venuti ed abbiano staccato la corrente, millantando problemi alla rete generale e, dopo un mese, non ci sono ancora novità ed il villaggio resta nell’oscurità.
Insomma, mi accolgono in Africa inaspettate novità, ma anche e soprattutto le solite ingiustizie e gli stessi problemi. Allora vale la pena riprendere il cammino, senza la convinzione di poter camminare sicuri e spavaldi, forti di un’esperienza di qualche anno, ma come Angela ed Ilario, in punta di piedi pronti a stupirsi di ogni angolo inesplorato. Perché in fondo gli angoli inesplorati sono prima di tutto dentro di noi e l’Africa è sempre pronta a farti riaprire un capitolo che pensavi chiuso, far uscire rabbie che pensavi sopite e lacrime che pensavi esaurite. Perché dove c’è ancora il desiderio di visitare angoli inesplorati c’è vita e dove c’è vita Dio visita e dona misericordia.
Ilario rigido almeno quanto Jean Baptiste Decisamente più a loro agio Angela e Divine Angoli inesplorati al villaggio di Asseminenkro Mon père… ci canti la banana? Grasse risate dal piccolo e simpatico Ange Spese essenziali per l’Africa… carta igienica e birra per dimenticare (rigorosamente marca CODY) Il grande ed il piccolo Luca