Questa è la testimonianza di Pascal, padre, contadino e catechista di N’Guessankoffikro, uno dei campement (letteralmente accampamenti) che componevano la nostra parrocchia. Si tratta di uno dei luoghi più splendidi che abbia visitato in Africa, nel bel mezzo della foresta africana raggiungibile solo attraverso sentieri che percorriamo con il nostro pick-up marca Tata. Da qualche settimana, in una nuova ristrutturazione delle parrocchie della diocesi, il Vescovo ha deciso che N’Guessankoffikro, con altri villaggi, non sarà più sotto la nostra guida pastorale. Ci rechiamo per salutare questa piccola, ma bellissima comunità e diventa l’occasione di raccogliere la storia della Chiesa di N’Guessankoffikro: come attraverso incontri semplici nasce la fede in un villaggio sperduto nella foresta africana.
La Chiesa a N’Guessankoffikro è cominciata nel 1994 quando don Elvio vi è venuto per la prima volta. Negli anni ‘80 andavo a scuola a Kongodia il villaggio da cui dipende la nostra frazione di N’Guessankoffikro, e là andavo alla catechesi ed ho fatto il primo ed il secondo anno di catecumenato (percorso verso il battesimo). Però non ho potuto finire la scuola e sono tornato al lavoro dei campi qui all’accampamento e quindi non ho potuto terminare neppure il percorso di catechesi ed essere battezzato. Però tutte le domeniche lasciavo la nostra frazione con due altre persone per andare alla preghiera a Kongodia. Spiegai a don Elvio, il prete bergamasco che seguiva questa comunità, che io vivevo in questo accampamento lontano una decina di chilometri e mi chiese se potevo leggere il Vangelo alla preghiera nella mia lingua per i numerosi fratelli koulango (popolo del nord-est della Costa d’Avorio) di cui faccio parte. Con mia grande sorpresa don Elvio venne a trovarci fino all’accampamento e mi chiese se potevo fare qualcosa per il gruppetto di persone che si erano mostrate interessate alla religione cristiana, però per prima cosa mi chiese di fare la formazione ad Agnibilekrou con gli altri catechisti. La prima cappella la realizzammo nel 1995 in bambù, i padri venivano una volta ogni 3 o 4 mesi per pregare con noi. Nel 1999 ho finito la mia formazione e ho cominciato a formare un gruppo di catecumenato di N’Guessankoffikro, erano 12 persone. È proprio nella cappella di bambù che abbiamo celebrato i primi battesimi di 9 persone nel 2002 tra cui c’ero anche io e dopo due anni mi sposai religiosamente con mia moglie che venne battezzata in quell’occasione. Da quella cerimonia di battesimo in poi, ogni mese un prete veniva a visitarci e a celebrare con noi. Da allora fino agli ultimi battesimi del maggio 2021 abbiamo fatto nove cerimonie di battesimo. Molti di questi fratelli non sono più qui, hanno cambiato casa o sono rientrati al villaggio nella regione dei koulango.
Nel 2003 abbiamo cominciato a costruire la cappella dove celebriamo oggi, ci ha aiutato don Luca Fornoni che era subentrato a don Elvio e abbiamo finito di costruirla nel 2007. La cappella abbiamo scelta di dedicarla alla conversione di san Paolo perché questa storia mi piaceva molto e poi chi ha fondato questo accampamento era N’Guessan Koffi Paul, il capovillaggio di Kongodia. Io sono nato qui e non ho mai conosciuto mai questo Paul, però qui sono venuti tre fratelli dal nord dal villaggio Koulango per trovare una terra fertile dove lavorare e sono andati dal capovillaggio Paul N’Guessan Koffi che li ha condotti in questo luogo che era sua proprietà, tra questi fratelli c’era anche mio papà. All’inizio lavoravano a giornata, ma quando hanno avuto il loro pezzo di terra da lavorare sono tornati a prendere la loro moglie e si sono istallati qui, allora sono nato io qui a N’Guessankoffikro (letteralmente il villaggio di N’Guessan Koffi)
Anche l’altro catechista di questa comunità si chiama Pascal come me e viene dal mio stesso villaggio, è un mio parente e nel 2003 è venuto qui a lavorare, lui era già battezzato e cresimato. Gli ho chiesto di aiutarmi a gestire la comunità cristiana ed ha cominciato a fare la formazione ad Agnibilekrou e a darmi una mano con la catechesi. Negli ultimi anni abbiamo chiesto anche a Parfait che è Agni (popolo autoctono) se poteva aiutarci con la lingua locale, anche lui si ha cominciato la formazione e quest’anno ha celebrato il suo matrimonio. Essere catechista ha portato a volte anche ad essere criticato, ma devi imparare ad andare avanti e a farlo con fede.











