Un pacco postale

Mi fissa con uno sguardo perso, ma forse è solo lo sguardo di chi in questo mondo è stato abbandonato troppe volte, rigettato da tutti e ora si ritrova al punto di partenza e forse pure più indietro, ma più stanco e provato e dopo neppure cinque anni di vita. E allora comprendo il suo sguardo tanto sfiduciato.

Ismael è nato ad Agnibilekrou, e dopo alcuni mesi di vita i genitori hanno intuito il suo ritardo rispetto agli altri bimbi, perché fatica a camminare e a comunicare ed è più fragile. La madre lo trascura e il padre decide di abbandonarlo ai bordi di una strada dove viene recuperato e portato dalle suore figlie del sacro cuore che si ritrovano questo bimbo di poco più di un anno, denutrito e abbandonato. Ma grazie all’amore delle suore riesce a prendere peso e pian piano comincia a camminare. Il convento è invaso dal turbine gioioso di un bimbo che sta muovendo i primi passi e Ismael è compagno inseparabile delle suore che lo portano ovunque, dal mercato alle funzioni religiose.

Nel frattempo si cerca di allacciare rapporti con il padre e la madre del bimbo e in un primo tempo, vedendo i miglioramenti del bimbo, il padre sembra intenzionato a riconoscerlo e va a trovarlo con regolarità. Ma il rifiuto della madre e l’arrivo di una nuova moglie fanno dimenticare rapidamente Ismael. Le suore non possono permettersi di tenerlo per sempre in convento che non è il luogo adatto per lui e si cercano soluzioni. In un primo tempo suor Michela trova per lui un alloggio a Bonoua, una città del sud della Costa d’Avorio, dove una signora italiana si occupa di persone gravemente disabili, ma Ismael, malgrado il suo ritardo, non può restare in una struttura con disabili gravi di questo tipo perché sarebbe troppo poco stimolato. Ritorna quindi ad Agnibilekrou a casa di Elodie, la mamma di Prince, un bimbo disabile della nostra città, ma anche questa è una soluzione provvisoria perché lei non si può occupare di due bimbi disabili contemporaneamente e con esigenze tanto diverse.

Nel frattempo Walter e le suore si muovono per cercare una sistemazione legale, si recano nel capoluogo di regione per avere un contatto con il tribunale che sollecita i genitori, i quali non si presentano. A loro viene tolta la patria potestà anche se nessuna punizione effettiva è emessa contro queste persone, a chi interessa l’abbandono di un figlio disabile? Il tribunale assegna infine il bambino ad un orfanotrofio di Bouaké, città del centro della Costa d’Avorio. Questa struttura è gestita da un Ong del Lussemburgo che tramite il dottor Touré, medico dell’ospedale, opera anche ad Agnibilekrou. La soluzione sembra l’ideale, la presenza di un’ong straniera e del dottore ci rassicura e finalmente Ismael parte.

Walter tiene costantemente i contatti con l’orfanotrofio inviando regolarmente un contributo e si reca anche qualche volta a trovarlo sebbene Bouaké non sia molto vicina ad Agnibilekrou. I miglioramenti del bimbo sono evidenti, si integra bene con gli altri bambini della struttura è ben seguito e comincia pure a frequentare la scuola materna. Il suo ritardo resta evidente, non riesce a parlare correttamente ed è più in difficoltà rispetto ai coetanei, ma Ismael sembra aver trovato la sua dimensione.

Ma lo scorso novembre arrivano delle cattive notizie, Ismael è vittima di una malaria molto forte e in seguito a questo evento si acuiscono le crisi epilettiche di cui ha sempre sofferto. Ismael esce dalla malattia, ma è totalmente compromesso: non riesce più a camminare e neppure a stare seduto, è da imboccare, cambiare e seguire in tutto. Dopo qualche giorno l’orfanotrofio dice che non può più tenerlo e lo affida ad una signora di Bouaké in una situazione temporanea ed ambigua: l’orfanotrofio e la signora continuano a chiedere soldi a Walter per le cure, ma l’orfanotrofio non fa i passi necessari: portare Ismael da un neurologo, fare gli esami necessari per valutare i danni celebrali, accompagnarlo perché cominci una fisioterapia adatta, cercare un luogo diverso che possa accogliere il bambino che, secondo il tribunale ivoriano, è affidato ancora all’orfanotrofio. Niente di tutto questo viene fatto e quando Walter smette di inviare i soldi, non c’è più alcun interesse, e in poche ore il bimbo viene rispedito ad Agnibilekrou dalle suore come un pacco postale. Fa’ male vedere come un ong che raccoglie soldi in Europa lavori con pressapochismo e sufficienza e senza alcuna pietà umana per un bimbo in difficoltà che, nel momento in cui smette di essere una risorsa economica, viene abbandonato.

E mentre suor Michela lo imbocca, guardo questo bimbo, e lacrime di rabbia mi riempiono gli occhi. Il ministero della famiglia ha rassicurato le suore che si occuperà di trovare un posto adatto per questo bimbo, e prego Dio che Ismael possa finalmente trovare pace…

Pubblicato da donlucapez

Prete dal della diocesi di Bergamo. Nato a Grosseto nel 1984. Ordinato il 22 maggio 2010. Curato dell'oratorio di Boltiere fino all'agosto del 2018. Dal novembre 2018 missionario fidei donum nella diocesi di Abengorou in Costa d'Avorio

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