L’Epifania tutte le feste si porta via… ma, almeno qui ad Agnibilekrou porta con sé una festa carica di entusiasmo e di colori, guarda caso, ancora una volta protagonisti sono i bambini. Si tratta della festa dell’infanzia missionaria, ricorrenza che ogni anno cade il giorno in cui si festeggia l’Epifania e che qui nella parrocchia di san Maurizio ha preso tanta importanza grazie soprattutto all’impegno di decenni di don Vittorio, sacerdote bergamasco che ha vissuto ad Agnibilekrou per più di 30 anni e che è recentemente scomparso. Il racconto un po’ fiabesco dei magi che dall’oriente vengono a visitare il bambino Gesù, diviene occasione per riflettere sull’universalità e la forza del piccolo Messia che si rivela al mondo. Un Salvatore Bambino che tutti i bambini del mondo possono comprendere, e che tutti i bambini chiama ad un’umanità comune che possa vivere nella pace, la stessa umanità che è del Figlio di Dio.
Quest’anno questa ricorrenza così forte diventa anche occasione di condivisione con le altre parrocchie della nostra zona pastorale, così oltre ai 600 bambini di san Maurizio, se ne aggiungono altrettanti dalle parrocchie limitrofe. Il cortile della missione si riempie di colori, suoni, persone fin dalle prime ore della mattina. Ogni parrocchia ha la bandana del suo colore, ognuno ha il suo posto, ognuno è accompagnato, le mamme sono già in un angolo della casa parrocchiale a rompere e cucinare uova: quest’anno pane e frittata è il menù offerto a tutti i ragazzi. Comincia la Messa, e anche qui, con la regia di don Massimo, tutto è registrato a puntino, bandiere, cartelli, colori, festoni, tutto richiama il tema dei cinque continenti radunati attorno al Bambino di Betlemme. La messa dure due ore tra canti, balli, recite, ma tutto vola e pure i bambini si perdono a contemplare la bellezza di questa liturgia e nessuno dei 1200 è sopra le righe.
Usciti da Messa, sul palco si fa animazione, mentre con alcuni animatori vado ad aiutare in cucina, occasione preziosa per osservare, parlare, condividere e imparare a conoscere questa nuova realtà.
Qualche disguido rimane, i giochi sono 15 per 1200 bambini, i panini non bastano mai e qualcuno deve attendere più di un’ora, ma qui in Africa la pazienza è di casa e lo stupore vince sempre sulla pretesa e allora può bastare la mia chitarra per far passare i morsi della fame e tirare con me centinaia di bambini: insomma ormai “Cacca al diavolo, fiori a Gesù” non è più solo una canzone boltierese, neppure relegata ad Agnibilekrou, dopo la giornata di oggi è un hit in tutta la Costa d’Avorio…
Ci si saluta stanchi… i bambini salgono sui dina, pullmini da 9 posti organizzati per ospitare decine di persone, per tornare al loro villaggio: qualcuno deve affrontare una strada lunga! Eppure la fiducia di fondo di aver fatto qualcosa di bello rimane. Che un mondo con più pace non sia solamente utopia? Forse davvero basterebbero meno pretese e più stupore!