Questa domenica è l’ultimo giorno della settimana di vacanze scolastiche, o forse meglio, oggi dovrebbe essere l’ultimo giorno di questa settimana di congedo che per molti studenti è diventato più di un mese: di fatto da cinque settimane i licei dello stato sono chiusi per lo sciopero degli insegnanti. Si rivendicano diritti e stipendi adeguati all’inflazione, si chiedono i pagamenti degli straordinari e per questo motivo tutte le scuole del paese si sono fermate. Il governo non incontra, non tratta, ha taciuto per un po’ e poi ha messo in galera sindacalisti e sospeso gli insegnati più accesi nella protesta: tutto questo ha avuto come conseguenza un inasprirsi delle tensioni. A pagarne le conseguenze masse di studenti che rimangono lontani dal loro diritto e dall’unica possibilità di vero riscatto che hanno: lo studio. Dopo lo sciopero dei licei e delle università si è aggiunto lo sciopero delle primarie. Per alcune settimane hanno proseguito nella loro attività i licei privati, ma questi sono stati presi d’assalto da alcuni gruppi di studenti armati di bastoni e pietre ed hanno costretto ad interrompere le lezioni.
Solo una piccola eccezione nella nostra città di Agnibilekrou ha proseguito le regolari lezioni fino a venerdì scorso, ultimo giorno di scuola. Si tratta della Passerella scolastica che viene ospitata nelle aule del cortile della parrocchia. Sono le classi del livello più basso delle primarie che sono indirizzate specialmente ai bambini più poveri che non possono permettersi di pagare la tassa d’iscrizione alla scuola pubblica. La passerella è pensata soprattutto per quei bambini che a causa dell’indigenza della loro famiglia non sono andati a scuola nei tempi opportuni. È il caso di Assane che ha vissuto per molto tempo al suo villaggio, e che, arrivato in città già grande, non aveva ancora frequentato un giorno di scuola, non sapeva né leggere, né scrivere, né contare. Ora ha 13 anni e siede nei banchi con bambini molto più piccoli di lui, ma qui alla Passerella ha la possibilità di essere seguito, accolto ed alfabetizzato. Questi due anni di studi permettono ai bambini di rientrare poi al quarto anno della primaria e di affiancarsi ai loro coetanei essendo allo stesso livello e, molte volte, superiore a quello degli studenti della scuola pubblica che spesso non sono ben seguiti frequentando classi di molte decine di alunni. La direttrice della scuola è suor Primanna, ma ogni giorno a seguire il lavoro degli allievi ci sono i due maestri, Serge e Stefane; e Pierpaolo volontario italiano della nostra parrocchia che proprio questa domenica abbiamo salutato perché sabato mattina tornerà definitivamente in Italia giusto in tempo per essere allo stadio lunedì sera per Atalanta Fiorentina. Mi affascina sempre entrare nelle classi e vedere gli occhi vispi e curiosi di questi studenti, grazie a tanto lavoro e tanta fatica imparano a leggere e a scrivere, molti dei loro genitori non sono in grado di farlo e non sono in grado di aiutarli e sostenerli minimamente nello studio. Ed anche per questo che Pierpaolo ha pensato con il maestro Stefane ad un corso di recupero pomeridiano in cui a gruppi più ristretti si possa aiutare chi è in maggiore difficoltà. Mi sorprendo a pensare che gli amici di questi bambini erano ormai a casa da alcune settimane, i loro fratelli più grandi ormai erano lontani dai banchi di scuola da più di un mese, eppure loro hanno continuato a venire sui banchi di scuola con fedeltà fino all’ultimo giorno. Questo è il segnale che la loro classe non è solo luogo di impegno e di apprendimento, ma è anche un’oasi di serenità, è un nido, è casa, è possibilità di relazioni fraterne tra pari, ma anche possibilità di cura ed affetto da parte degli adulti di riferimento che con tanta passione, non senza qualche rimprovero, seguono questi bambini… Non a caso Pierpaolo è chiamato dai bambini “mon père” (padre mio)! In queste piccole classi, la cura paterna, l’istruzione, l’educazione vogliono donare una possibilità a questi bambini, senza guardare alla loro etnia, senza guardare alla loro religione (la maggior parte di loro sono musulmani), ma sognando donne e uomini di pace per la Costa d’Avorio.