E mentre l’estate italiana volge al suo termine è tempo per me per ripartire per tornare alla mia perenne estate africana. Settembre è senza dubbio uno dei mesi più cantanti nella storia della musica: Zucchero, i Nomadi, Jovanotti, Battisti ecc… Tantissimi hanno cantato questo mese che sa di conclusione e di ricominciamento, perché in fondo ogni nuovo inizio passa inevitabilmente attraverso un distacco.
Settembre quest’anno ha coinciso con il mio primo ritorno in Italia, terminate le iniziative della parrocchia a fine agosto sono partito per immergermi nel mio splendido paese, e dopo l’ultimo scampolo di agosto passato con la mia meravigliosa nonna e la grande famiglia maremmana, ecco che proprio a settembre mi ritrovo a incontrare Bergamo, le mie amicizie e la bella Boltiere con il suo carico di affetto dolce ed ingombrante.
Mi ritrovo scaraventato tra abbracci, intimità, incontri, emozioni, ricordi, slanci di generosità ed egoismi. La sensazione con molti è quella di esserci lasciati la settimana prima, come appunto, a settembre, quando, dopo le meritate vacanze di agosto, ci si trovava con il desiderio di ricominciare un anno. Così mi sembra mentre cammino con i giovani arrancando sulla salita per il rifugio Curò. Qualche anno fa potevo dettare il passo, oggi, poco allenato, mi giustifico con il desiderio di chiacchierare con gli ultimi, mentre un Menegon in forma smagliante si lancia veloce verso la meta (veramente la vita riserva sorprese). Tornare a camminare insieme, come ho fatto per otto anni, scorgendo nei racconti, ma anche solo nei volti e negli occhi dell’altro un mondo fatto di aspettative, ma anche di disillusioni, di gioie e di tristezze: situazioni che possono bloccare, oppure far crescere. Il cammino ne diventa metafora sorprendente.
Non è una giornata perfetta, perché la perfezione è una falsità, ma è molto di più: è una giornata vera. A ricordarcelo il freddo intenso e il tempo che volge al peggio costringendoci a scendere in fretta, avvolti da una fine e pungente pioggerellina, senza poter celebrare la Messa alla cappellina del rifugio. Celebriamo nella chiesetta di Gavazzo, frazione di Valbondione dove avevamo vissuto un capodanno. Il Vangelo come sempre pungente ricorda: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la propria vita, non può essere mio discepolo” … La fedeltà a Dio diventa inevitabilmente cammino di libertà, diventa consegna di un passato di cui sono grato, ma che non lega, semplicemente libera.
Tutto questo mi torna alla mente in questo pomeriggio di settembre, ultimo di un’estate tutta nuova, e se non manca un po’ di nostalgia per quanto lascio in Italia, resta soprattutto la gratitudine per il tanto affetto ritrovato.
Salgo sull’aeroplano Tunisair e già l’Africa con il suo carico di contraddizioni mi assale, siamo in un puntualissimo ritardo di un’ora e trenta con il dubbio di perdere la coincidenza del volo per Abidjan. L’Afrique est dure!
Quando finalmente l’aereo si stacca da terra e buca la foschia di Malpensa, il cielo ritorna di quel azzurro “così bello quando è bello” di manzoniana memoria, spuntano le amate montagne e dal finestrino ammiro i monti che navigano sul mare di nuvole. Nella mia testa risuona il vecchio blues: “Sittin’ on the dock of the bay” https://www.youtube.com/watch?v=Es3Vsfzdr14 ascoltato in una performance sublime suonata all’aperto nei più svariati luoghi della terra. È il regalo di una persona cara che condivido con tutti gli amici che lascio in Italia. Ancora una volta, ancora di più, siamo sotto lo stesso cielo cantando insieme in una misteriosa, ma affascinante armonia. E se ci sembrerà di suonare qualcosa di assurdo o incompleto sarà il grande maestro celeste a prendere il nostro canto per inserirlo in una sinfonia che sarà semplicemente…fantastica!
Famiglia in montagna Caffè in compagnia! Assisi… come sempre! Così bello quando è bello In gita al Curò Birretta al Tagliaferri!