Metto a Sami il suo vestitino a quadretti azzurri e non si contiene più la sua gioia! Non sta un momento fermo mentre cerco di fargli una fotografia perché il piccolo Samuel capisce che quel vestitino segna il suo accesso alla scuola una tappa fondamentale del suo divenire grande.
Pochissimi in Costa d’Avorio hanno accesso alla scuola materna, troppo cara per molti, figuriamoci per un bimbo come lui, abbandonato dal padre e con la madre segnata dalla povertà fino alla follia. Sembra davvero intuirlo che quel vestitino si manifesta un privilegio importante, il suo sorriso è contagioso. Ma non solo lui, tutti i bambini indossano la loro divisa appena acquistata e con orgoglio sfoggiano la loro tenuta nuova fiammante: un completo color kaki per i ragazzi e un vestito a quadretti blu per le bambine. Nei loro occhi colmi di gratitudine c’è la gioia per quello che qui in Africa assolutamente non è scontato: il diritto all’istruzione
Kouadjo era iscritto alla prima classe del collegio già l’anno scorso, ma a tredici anni era costretto a guidare un moto taxi per guadagnare un poco per vivere, per questo ha accumulato troppe assenze ed è stato bocciato. Quest’anno poteva essere l’anno del suo abbandono definitivo eppure abbiamo voluto credere in lui ed iscriverlo al collegio cattolica alla scuola più prestigiosa, ma anche più costosa della città. Vedo nei suoi occhi il desiderio di non deludere le nostre attese, forse ha davvero solo bisogno della fiducia di qualcuno.
Djadjalo ha un’età indefinibile intorno agli 11 anni, ma lui a scuola non è mai andato, comincerà quest’anno alla scuola Passerella che si svolge nel cortile della parrocchia per cercare di guadagnare un po’ del tempo perduto con un’infanzia vissuta per strada senza un nessun controllo.
Mathias comincia il CP1 l’equivalente della nostra prima elementare. Lo portiamo alla sua nuova scuola e quando il maestro li chiede se sa scrivere il suo nome lui annuisce, ma in realtà non riesce nemmeno a prendere in mano la biro per segnare un qualsiasi tratto sul foglio di carta. Depositiamo il nome: “Mathias”, questo basta o deve bastare per identificarlo perché intanto non si conosce il cognome od altri dati: una stretta di mano del direttore ed il bambino entra ufficialmente in CP1: anche per lui un nuovo inizio.
Sono solo alcuni dei bambini dell’orfanotrofio che accompagno con commozione nei loro primi passi del cammino dell’anno scolastico e anche grazie a soldi donati dagli amici in Italia riusciamo a fare in modo tale che tutti possano cominciare il loro cammino scolastico. Sono contento ed orgoglioso per ciascuno di loro come un papà al primo giorno di scuola di suo figlio. Il costo di iscrizione, le uniformi, la cancelleria, e le piccole e grandi spese annuali rendono sempre più costosa la scuola. Le pretese di maestri e professori a volte amplificano le difficoltà delle famiglie e spesso le classi sono sovraffollate ed i bambini privi di una vera e propria guida.
Ma questa sera è un momento di festa: le uniformi sono arrivate, domani si può finalmente andare a scuola e se anche non tutto sarà sempre facile e nella scuola questi bambini si scontreranno con le ingiustizie e le ipocrisie di questa società ivoriana, quantomeno la storia per quest’anno avrà un inizio e, qui in Africa, oggi, è già un successo!
Il sorrisone di Sami Tutti a squola! Il cortile di una scuola ivoriana!