Ed è una morte un po’ peggiore…

I miei genitori non credevano che i miei tutori in città non mi davano da mangiare quando ero studente al Liceo”, mi racconta Ettienne ragazzone di un metro e novanta e catechista. “Hanno cominciato a credermi quando nella mia casa sono morti 12 dei miei coinquilini: una moglie era gelosa dell’altra ed ha avvelenato il cibo. Io non mangiando sono sopravvissuto.” Ettienne l’ho conosciuto ascoltando questo racconto fra il paradossale e l’incredibile. E mi viene da sorridere di fronte a questa situazione troppo assurda e grottesca per essere vera. Ma lui subito ritorna serio: ” sono rimasto toccato molto da tutto questo, 12 persone con cui condividevo la vita nella stessa corte sono morte”. L’Africa è anche questa prossimità della morte, è una vita che si spezza senza apparenti motivi, per la crudeltà di qualcuno come in questo caso, per la mancanza di cure e la trascuratezza in molti altri casi.

In questi giorni un morto ha colpito molti, si tratta di un ragazzino che, eludendo i controlli di sicurezza, è riuscito a salire sul carrello di un aereo che da Abidjan era diretto in Francia. Non conosco la sua storia, ma posso immaginarla facilmente vivendo qui: abbandono, disperazione, ignoranza, mancanza di prospettive e il desiderio di una vita migliore, una di quelle vite che ormai internet propone a livello mondiale, una vita da star, una vita da fashion blogger costruita sull’apparire. Un gesto folle, che mi ha interrogato perché, in fondo, potrebbe essere stato uno qualsiasi dei ragazzini che quotidianamente incrocio passeggiando per Agnibilekrou. Ma anche noi occidentali, di fronte alla morte, siamo diventati cinici e fatalisti… persino quando si tratta di un ragazzino, qualcuno commenta spietato: quel viaggio se lo poteva risparmiare.

E mi ritorna in mente Ettienne… questo giovanotto trentenne (più o meno perché neppure la sua mamma sa in che anno è nato davvero), buon lavoratore e generoso che ci aiuta nelle più svariate attività della parrocchia, arrivare l’altro giorno in parrocchia visibilmente preoccupato: “hanno espropriato il mio campo, lo stanno lottizzando per venderlo!”. Quel campo di anacardi e cacao è l’unico sostentamento per lui e per tutta la sua famiglia, e dai tempi di suo nonno è in mano alla sua famiglia, ma mancano carte e documenti, il capovillaggio donava la terra ad ogni famiglia perché si sostenesse senza contratti, ma con una parola saggia e una stretta di mano. Passati 50 anni, sono i discendenti degli stessi capi villaggio e re che assetati di denaro e ricchezza e con l’appoggio delle autorità, espropriano i contadini dalle terre che da decenni coltivano.

Non so cosa avverrà di Ettienne e dei suoi fratelli, forse anche lui avrà la pazza tentazione di partire per l’Europa, con un viaggio folle e pericolosissimo, arrivando in una cultura tanto diversa e invece che comprensione riceverà sguardi di sufficienza e di disprezzo… “potevi restare a casa tua”!

Qualcuno urla: “aiutiamoli a casa loro!”, ma come fare di fronte a queste ingiustizie? E quanti Ettienne ci sono in questa terra? La corruzione amministrativa e politica è pane quotidiano e le istituzioni non sono certo a servizio dei poveri, ma asservite ai potenti. Le elezioni si avvicinano ed un presidente asservito alla Francia sta cercando di arrestare ogni oppositore politico piuttosto che creare condizioni per delle elezioni democratiche e libere. Nel frattempo nel nord del paese si registrano movimenti strani e l’estremismo islamico sembra essere arrivato anche nella tranquilla Costa d’Avorio, tanto che a don Francesco, missionario di Bergamo, è stato consigliato di spostarsi per un po’ di tempo un po’ più a sud nella più tranquilla Tanda…

E vorrei tanto aiutarli a casa loro… ma questo è davvero un paese capace di dare prospettive ad un giovane volenteroso? Oppure con questa frase noi europei ci laviamo la coscienza, ci diciamo che tutto questo non ci riguarda, che loro sono distanti e che se soffrono fame, ingiustizie e guerre in fondo se la sono cercata! L’Afrique est dure e un pasto avvelenato uccide improvvisamente 12 persone, ma che un lento e spietato veleno stia uccidendo pure le nostre coscienze? E, forse, è una morte un po’ peggiore

Pubblicato da donlucapez

Prete dal della diocesi di Bergamo. Nato a Grosseto nel 1984. Ordinato il 22 maggio 2010. Curato dell'oratorio di Boltiere fino all'agosto del 2018. Dal novembre 2018 missionario fidei donum nella diocesi di Abengorou in Costa d'Avorio

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