Sorrisi e conchiglie

Rientro in camera dopa aver accompagnato i nostri ospiti all’aeroporto e mi ritrovo, lasciato a sorpresa da don Massimo e don Sergio, uno splendido sorriso disegnato sulla scrivania con le conchiglie di mare raccolte insieme e penso a tutti i sorrisi vissuti in questi ultimi giorni con i nostri ospiti. Don Massimo, responsabile del centro missionario, e don Sergio, ex missionario in Bolivia ed ora responsabile dell’ufficio migranti, sono venuti a visitarci e quando da più di un anno non ricevi nessuno che viene dal tuo paese, nessun amico, nessun parente, anzi dall’Italia arrivano molte notizie deprimenti, questa visita non può che riempire il cuore di gioia. Con loro la fatica è stata doppia perché abbiamo mantenuto gli incontri della pastorale ordinaria e ci siamo trovati a condividere insieme la catechesi, la visita ai villaggi, la formazione animatori, i gruppi dei ragazzi ed i pellegrinaggi quaresimali.

Ma non sono mancati le visite istituzionali ai vescovi che ci hanno ricevuto con grande cortesia. E poi la visita a don Elvio, il missionario di Bergamo che vive ad Assaoufué a circa 250 chilometri dalla nostra parrocchia. Siamo riusciti anche a rendere omaggio a don Francesco, deceduto l’anno scorso il giorno di Pasqua e sepolto seconda la sua volontà a Koutouba, la parrocchia di cui è stato parroco fondatore. Ed è stato commovente vedere come il suo vicario père Apollinaire, divenuto parroco, con la comunità locale stia cercando di costruire una Chiesa più grande che possa contenere il crescente numero di cristiani. Davvero quando il chicco di grano muore produce frutti inaspettati e sorprendenti, davvero il lavoro di don Francesco sta misteriosamente portando frutti.

Mi ritrovo alla fine di questo periodo esausto, ma contento, anche se davvero arrivo al limite delle forze. Ma la permanenza degli ospiti si protrae ancora, infatti per poter imbarcarsi sull’aereo hanno bisogno di presentare il referto di un tampone negativo al covid. Ma in Costa d’Avorio i tamponi si fanno solo in capitale e per questo siamo obbligati a partire cinque giorni prima per poter fare il test ad Abidjan ed essere sicuri che il risultato arrivi in tempo per potersi imbarcare sull’aeroplano. Questo tempo che poteva sembrare sprecato diventa in realtà tempo buono per poter riposare. Ci ritroviamo ad Abidjan per l’esame del covid proprio nel giorno del compleanno di don Marco ed ogni occasione diventa buona per intonare la canzoncina di buon compleanno che lo mette in perenne imbarazzo.

Decidiamo che il tempo dell’attesa del risultato dell’esame possiamo dedicarlo ad un po’ di relax e ci rechiamo a Grand Bassam, la località turistica per eccellenza della Costa d’Avorio. Il luogo è splendido, con le spiagge di sabbia chiara e l’oceano impetuoso e indomito e non mancano passeggiate rilassanti, ottime mangiate e qualche bagno dove siamo investiti dai maestosi cavalloni oceanici. Ma ancora più bella è la splendida compagnia, per me e Marco, che viviamo insieme tutto l’anno, è la possibilità di stare insieme fuori dal contesto delle cose da fare o preparare. Il tutto è aiutato dall’amicizia del nostro responsabile don Massimo, sempre preciso e attento nel rimandarci consigli e contributi, e dall’esperienza missionaria di don Sergio, che cerca sempre, con il suo immancabile sorriso, di offrire una versione positiva anche alla situazione più nera che gli presentiamo. Si parla di missione, della sofferenza vissuta in Italia a causa del coronavirus, delle prospettive per le chiese africane e dei sogni per la nostra amata chiesa di Bergamo. Tra queste discussioni serie tante risate, barzellette, di cose assurde mangiate in missione (non tutti i cibi si possono racconatare) e di viaggi esilaranti e la condivisione con don Sergio della speranza e dell’amarezza per la sconfitta nella partita di Champions League dell’Atalanta contro il Real Madrid. Scopro che don Sergio è tifoso atalantino per paura: lui era compagno di banco del Bocia, storico capo-tifoso atalantino, e l’accordo ai tempi delle medie era che lui avrebbe tifato l’Atalanta e l’avrebbe aiutato a scuola, mentre il capo ultras l’avrebbe difeso dalle beghe di quartiere.

Tornati ad Abidjan per la partenza, non mancano le ultime avventure. Infatti, nel pomeriggio prima dell’imbarco, dobbiamo cercare di acquistare della cera di cui don Marco ha bisogno per realizzare e vendere dei ceri per la festa di Pasqua. Le suore delle poverelle ci hanno indicato un luogo dove hanno trovato della paraffina per candele. Le loro indicazioni ci portano in un quartiere povero ed industriale. Ci troviamo in una delle zone più povere di Abidjan e chiedere da stranieri di una ditta che venda cera per candele: la gente ci guarda attonita e sbalordita. Le indicazioni al cellulare delle suore ci portano davanti al consolato di Capo Verde in Costa d’Avorio che sorge in mezzo a questa caotica zona industriale, invasa di muletti, camion, operai che cambiano il turno, nel solito disordine africano, ma nessuno sa indicarci questa fabbrica. Quando ormai abbiamo perso ogni speranza, il custode di un’industria ci sorride evidentemente comprendendo il nostro smarrimento. Ormai scoraggiato chiedo a lui che all’inizio sembra non conoscere, ma poi ci indica un capannone dove importano un po’ di tutto. E quando ormai avevamo perso ogni speranza ci ritroviamo nel luogo giusto! Un vero postaccio dall’aria malfamata, ma la cera è acquistata! (per chi volesse sapere dove acquistare paraffina o cercasse di contattare il consolato di capo verde ad Abidjan, posso dare consigli senza problemi).

E mentre raccolgo le conchiglie lasciatemi dagli ospiti, disfacendo questo splendido sorriso, penso che il regalo di questi giorni lascerà un ricordo profondo in me. Il ricordo di una fraternità reale condivisa, che non è semplice parola o concetto, ma che può realizzarsi e viversi concretamente. Il sorriso fatto di conchiglie, depositate ora in una tasca della valigia, rimane impresso in una memoria grata: dono e responsabilità.

Pubblicato da donlucapez

Prete dal della diocesi di Bergamo. Nato a Grosseto nel 1984. Ordinato il 22 maggio 2010. Curato dell'oratorio di Boltiere fino all'agosto del 2018. Dal novembre 2018 missionario fidei donum nella diocesi di Abengorou in Costa d'Avorio

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