Il lunedì di Pasqua nella nostra parrocchia è tradizionalmente legato al gruppo de CV-AV (Cuori valorosi-anime valorose), una sorta di azione cattolica dei ragazzi ivoriana. Le altre comunità organizzano la ”Galilea”, ovvero una gita fuori porta ricordando l’apparizione di Gesù in Galilea, ma a Saint Maurice si resta in parrocchia celebrando la festa di questo gruppo che è molto sentita.
Il gruppo CV-AV, composto da circa 140 giovani, si è ritrovato per cominciare il campo pasquale già la domenica sera, il lunedì tutto il gruppo partecipa alla Messa presieduta da me in quanto prete responsabile CV-AV. Alla fine della liturgia si celebra il rito di ascensione personale, con la professione di differenti promesse a seconda del proprio livello di età e formazione, e con la benedizione e la consegna dei foulard che caratterizzano i membri dei CV-AV. Questa cerimonia sembra quasi un’ordinazione sacerdotale (agli africani piacciono le promesse lunghe e solenni): il delegato diocesano, venuto apposta per l’occasione, interroga i candidati che rispondono con precisione enumerando regole, formule e preghiere del loro gruppo. Rimango sempre impressionato dalla capacità di memorizzare dei giovani ivoriani, probabilmente abituati anche a scuola, più ad apprendere formule che a comprenderle e farle proprie. Però l’impegno di questi giovani è bello ed è commovente e sono veramente uno dei gruppi più vivaci della parrocchia. Tutti ricevono con orgoglio il loro foulard di differente colore a seconda della propria età e del livello ottenuto e uno, bianco bordato di giallo, è riservato anche a me in quanto direttore spirituale del gruppo e tutti sono contenti che indossi l’uniforme CV-AV ereditata dall’anziano direttore don Vittorio (un po’ larga, a dire la verità, ma fa comunque scena).
Ma la giornata non è certo finita, nel cortile fervono i preparativi, infatti a mezzogiorno è previsto un pranzo di “gala” con tutti i CV-AV e soprattutto nel pomeriggio ci sarà il grande concorso. Parfaite è la più piccola dei CV-AV, avrà 6 o 7 anni e mentre gli altri preparano, lei presenta il conto di una serata di campo e si addormenta su una panchina del cortile della Chiesa. Quando la risveglio perché il pranzo è ornai pronto non sembra molto soddisfatta, ma la eleggo come mia segretaria con il compito di accompagnarmi, e le attenzioni del padre barbuto le fanno piacere.
Il pomeriggio si scatena la vera e propria festa: per tutta la quaresima tre differenti gruppi hanno preparato differenti prestazioni ed ora, davanti ai loro genitori ed i loro amici e all’occhio vigile di una giuria, si trovano a presentare i loro lavori: si tratta di balli, sketch, danze tradizionali. Di sicuro per nessuno è mancato l’impegno e il desiderio di fare bene! Il pomeriggio è lunghissimo dalle 2 fino alle 6 la festa continua e nessuno sembra annoiarsi, ma tutti sono divertiti e partecipano con gioia ed animazione. Io ho un posto in prima fila riservato con sulle ginocchia la mia fedele segretaria Parfaite.
Ad un certo punto dello spettacolo un gruppo, durante un ballo, presenta una scenografia con un ritratto… Guardo meglio e capisco che si tratta di me! Hanno pensato di rendermi omaggio in questo modo e la cosa mi mette in imbarazzo, ma mi fa anche molto piacere. Alla fine dello spettacolo, i vincitori esultano, ma la sensazione è che sia davvero Pasqua per tutti e che non ci sia ragazzo contento di aver fatto bene il suo dovere e di aver passato una bella giornata. Mi avvicinano alcuni giovani che hanno realizzato il ritratto e mi complimento perché è davvero fedele e so come la formazione artistica non sia affatto sviluppata nelle scuole ivoriane. Arriva l’animatrice CV-AV Stephanie, personaggio tutto pepe, e capisco come l’idea sia stata sua e sono proprio contento di questo piccolo grande regalo. E capisco che, per la prima volta da quando sono in Africa, mi viene restituito il mio volto. E non intendo semplicemente il volto disegnato, ma quel essere riconosciuto e stimato da qualcuno che ti riconsegna la tua presenza come preziosa e come importante. Noi non conosciamo il nostro volto, non possiamo vederlo senza una mediazione, abbiamo bisogno che qualcosa o qualcuno ce lo restituisca, lo specchio è il modo più pratico, gli occhi dei tuoi fratelli sono lo strumento più profondo, a volte estremamente pungente, altre volte incredibilmente gratificante.
“Io non ho mani che mi accarezzino il volto” recita un verso di struggente e nostalgica bellezza che fratel David Turoldo scrisse parlando della sua condizione di consacrato. Lo stesso verso divenne il titolo di una serie di fotografie di Giacomelli che con grande poetica immortalò un gruppo di seminaristi in veste nera intenti a giocare sotto una fitta nevicata. La semplicità gioiosa di queste foto mi spinse a sceglierne una come immagine simbolo per la mia ordinazione sacerdotale. La stessa semplice gioia che ho trovato in questa giornata condivisa in cui il mio volto mi è stato riconsegnato come significativo ed oggi una carezza l’ho ricevuta, bella e dolce come tutte le cose sorprendenti della vita!
Il parroco veglia sulla festa e pure sul suo vicario La cerimonia della consegna dei foulard Con Suor Angela assistente dei CV-ACV Con il gruppo degli Ainé Con la “grande soeur” Stephanie Con la segretaria Parfaite Il mio ritratto! In bianco come il papa! Con un gruppo di responsabili
Ciao don Luca, bellissimo il riconoscimento dei tuoi amici ivoriani…
Non mi sorprende affatto che l’abbiamo fatto, conoscendo quanto ti dai, nel fare ogni cosa.
Non hai mani che ti accarezzano il volto, ma sicuramente tanti occhi che fanno lo stesso.
Buona giornata
Marinella
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