Sottile come uno stelo d’erba, ma…

E’ con tanta tristezza che li accompagniamo a prendere l’aereo, don Gianni cammina con la sua andatura lenta e la schiena curva per l’età e le malattie. Eugenia, la sorella, con il suo immancabile sorriso, mentre Beppe, il fratello più piccolo, si interessa per il volo e brontola ancora qualcosa. Don Marco ed io sappiamo bene che è un viaggio di sola andata: don Gianni dopo trentotto anni lascia la sua Costa d’Avorio. A luglio era ritornato in Italia veramente provato per la stanchezza e la malaria che l’aveva afflitto nell’ultimo periodo, ma eravamo riusciti a strapparli una promessa: se starai bene torna a salutare la tua gente. E don Gianni questa promessa l’ha mantenuta, un mese or sono è sceso dall’aereo per venire a celebrare con noi i settant’anni della parrocchia.

E’ stata veramente un’emozione unica poterlo rivedere in mezzo alla sua gente per questa ricorrenza, accanto a lui c’eravamo io e don Marco, ma anche don Massimo e padre Ange che sono stati suoi vicari per tanti anni e come noi c’erano anche tanti preti che devono a lui i primi passi nel sacerdozio. Dei settant’anni di parrocchia più della metà sono stati segnati dal suo ministero pastorale, un vero gigante per tutti.

Nelle settimane seguenti ci ha sorpreso e come l’agricoltore che ha fiducia che qualcuno raccoglierà i frutti del suo lavoro, si è impegnato in tanti piccoli lavoretti: nella sistemazione del giardino a lui tanto caro che noi avevamo trascurato, nella manutenzione ordinaria e straordinaria della parrocchia, aiutato dal fratello Giuseppe. In questo mese ha potuto celebrare e salutare i suoi amati villaggi, là dove la gente vive ancora nella medesima miseria di trentotto anni fa.  Ha ricevuto la visita di tante persone che lo stimavano, qualcuno ha letteralmente attraversato la Costa d’Avorio solo per poterlo salutare. Nel mentre don Marco ed io abbiamo cercato in tutti i modi di convincerlo a spostare la data del ritorno almeno di un altro mesetto, dopo Pasqua, ma don Gianni ha sempre sorriso sotto i baffi, ci ha guardato con la sua ironia e con una mezza battuta ci faceva capire che declinava l’invito.

Così è arrivata la sua ultima domenica ad Agnibilekrou, nel normale succedersi dei giorni, quei giorni che ha trascorso per trentotto anni ininterrotti in Africa.  Forse il pregio di quest’uomo non è stato la ricerca dello straordinario, ma la capacità di stare nell’ordinario, di restare lì per trentotto anni, senza fughe e senza clamori ad ascoltare con pazienza chiunque: preti che si sfogavano per le bizzarrie dei superiori, genitori con il figlio malato, donne sole, donne sposate, uomini, bambini, pazzi da legare (fra cui il Messia che ogni settimana gli portava il suo quaderno riempito di nuove profezie)… Don Gianni è stato là per tutti, in tutte queste situazioni tragiche e liete, sottile come uno stelo d’erba nel fisico, ma radicato nella sua saggezza come un grande albero di mango alla cui ombra poter ristorarsi e riposare.

Don Gianni ha celebrato la Messa nella semplicità che gli è propria, parlando del viaggio di Gesù a Gerusalemme, quel viaggio che passa attraverso la croce, un viaggio che è di Gesù ma che è di ogni credente. E allora capisco meglio che noi, come Pietro, Giacomo e Giovanni, vorremmo trattenerlo sul monte e restare ancora un po’ a godere della trasfigurazione, ma il saggio don Gianni vede con più chiarezza il viaggio che deve compiere. Non mi resta che aggrapparmi con la fede di Abramo alla prima lettura nella quale il vecchio patriarca, dopo aver lasciato ogni sicurezza, si ritrova vecchio, solo, senza possedimenti e senza erede, eppure Dio lo incalza: conta le stelle se ci riesci, questa sarà la tua discendenza. Forte di questa Parola prendo la parola davanti a tutti e faccio alzare coloro che sono presenti alla messa, sono diverse centinaia, ma sono solo una piccola parte di quelli che don Gianni ha battezzato, incontrato, incoraggiato e conosciuto: “don Gianni questa è la tua discendenza!” e mentre delle timide lacrime riempiono i miei occhi, tutto si scioglie in un applauso fragoroso per questo grande padre… Prego solo Dio di non sperperare questa preziosa eredità.

Pubblicato da donlucapez

Prete dal della diocesi di Bergamo. Nato a Grosseto nel 1984. Ordinato il 22 maggio 2010. Curato dell'oratorio di Boltiere fino all'agosto del 2018. Dal novembre 2018 missionario fidei donum nella diocesi di Abengorou in Costa d'Avorio

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: