Celebrare la vita, sempre!

A volte capita di celebrare senza vivere veramente quello che celebri. Per contro la vita ti mette in condizione di vivere degli incontri che immediatamente diventano celebrazioni autentiche e gioiose. Così i giorni del triduo santo quest’anno per me non si aprono il giovedì con la Messa della cena del Signore. Ma cominciano, sorprendentemente, la sera prima, il mercoledì santo. Walter ha quest’idea di organizzare in occasione della Pasqua e di alcuni compleanni, una bellissima cena con i nostri ragazzi disabili. Mamma Tehia, mamma Elodie e mamma Suzanne che sono le mamme dei nostri bimbi più gravi; un trio meraviglioso e gioioso che si propone di preparare da mangiare per tutta la combriccola, con invitati, parenti, affini e imbucati che in un buon pranzo ivoriano non mancano mai! Insomma una cosa solenne, non la solita merenda con pop-corn e qualche bevanda, ma riso, salse, foutou, pollo, pesce ecc… Le tre mamme non lasciano niente al caso e sono belle come delle principesse con il trucco e abiti nuovi e splendidi! Ed è commovente che malgrado la loro sofferenza riescano a vivere un momento di normalità e mostrare con orgoglio la loro femminilità e mentre mangiamo insieme nel caos ivoriano con gente che va e che viene, bimbi che urlano, zoppi, ciechi, storpi… penso che davvero ho desiderato ardentemente celebrare questa Pasqua con loro e che il Vangelo non è solo una bella favola, ma vita vissuta.

La gioia del momento si prolunga per noi preti con l’arrivo di alcuni giovani. Abbiamo lanciato la proposta di vivere il triduo in parrocchia dormendo nelle sale parrocchiali e meditando gli avvenimenti della morte e resurrezione di Gesù e aiutandoci ad organizzare le celebrazioni. E allora anche le nostre celebrazioni si riempiono della vita di questi giovani che vivono in una cultura che spesso denigra la gioventù, sono giovani che cercano un riscatto, ma che spesso viene frustrato da un’amministrazione corrotta, mafiosa e clientelare. Allora i riti sono gli stessi di tutti gli anni, ma su di loro père Ange si china per lavargli i piedi e sono loro a rappresentare i personaggi del Vangelo nella via crucis del venerdì santo. Ascoltano ogni mattina le meditazioni che noi preti proponiamo e spesso ci riempiono di domande. A volte sono domande anche molto semplici e ingenue, ma mi dico anche che forse è proprio di noi occidentali di avere per forza troppo intellettualizzato e complicato la fede. E forse certe cose si scoprono davvero solo in ginocchio.

Il sabato mattina, con un po’ di dispiacere, devo lasciare questi giovanotti, la mia Pasqua si compirà altrove e con il catechista Edouard ci rechiamo a Bangoua (villaggio della parrocchia che si trova a circa 50 chilometri dalla città) dove ci aspettano 11 battezzandi. Tra di loro alcuni ragazzini, ma anche qualche giovane tra cui una donna che ha portato il suo bambino e che l’indomani insieme al battesimo celebrerà il matrimonio con Jean un giovane catechista. E allora il triduo si riempie anche di queste storie che sono molto difficili da scalfire e conoscere per una timidezza contadina, per una riservatezza dignitosa e per la lingua materna tanto differente.

La sera del sabato però incontro altri 6 battezzandi che riceveranno il sacramento proprio durante la veglia pasquale nella cappella di Akpweso. Peccato che, una volta arrivati al villaggio, scoppia un acquazzone immenso che impedisce a molti di arrivare. La celebrazione della veglia pasquale comincia con un’ora di ritardo, quando la pioggia diminuisce un po’, riusciamo a ripristinare la corrente elettrica, qualche fedele in più arriva e con l’aiuto provvidenziale di una bottiglia di benzina riusciamo ad accendere anche i legni fradici per benedire il fuoco pasquale! Nella semplicità del luogo celebriamo la solenne veglia e i battesimi e so che se in fondo la pioggia può aver guastato un po’ la celebrazione, ma so anche che questa pioggia per questi contadini è grazia e dono di Dio che interrompe un periodo di siccità che si stava prolungando troppo. Anche questa è vita, anche questa è resurrezione.

La domenica dopo la Messa, i battesimi e il matrimonio a Bangoua rientro a casa stanco, ma contento. La sera don Marco ha organizzato una fantastica grigliata e dalla dispensa di vini da centellinare esce un morellino di Scansano, perché anche celebrare le origini è Pasqua ed è resurrezione.

Pubblicato da donlucapez

Prete dal della diocesi di Bergamo. Nato a Grosseto nel 1984. Ordinato il 22 maggio 2010. Curato dell'oratorio di Boltiere fino all'agosto del 2018. Dal novembre 2018 missionario fidei donum nella diocesi di Abengorou in Costa d'Avorio

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