Fare Chiesa…

Si muovono all’unisono come nei migliori video di Michael Jackson… o quasi, perché loro non sono ballerini professionisti, ma a spingerli è la passione, il desiderio di stare insieme e la sfida lanciata. Sono i CV-AV, l’equivalente dell’azione cattolica ragazzi, che si ritrovano come ogni lunedì di Pasqua per il loro concorso annuale. Quest’anno però la festa è ancora più solenne perché il gruppo compie i quarant’anni di fondazione. Fu don Vittorio, per il quale i ragazzi hanno una grande ammirazione, a portare questo movimento a Agnibilekrou nel 1982. Da allora migliaia di ragazzi si sono formati al motto “tous unis, tous frères” “tutti uniti-tutti fratelli”.

Il lunedì di Pasqua da decenni il gruppo si ritrova a festeggiare, celebrare e competere con danze e balli e prestazioni teatrali per decidere tra tre squadre la migliore e la più preparata. Tutta la quaresima si prepara con scrupolo questo momento. Ma quest’anno si è deciso di competere come parrocchia di Saint Maurice contro i CV-AV delle altre due parrocchie della città. Se possibile l’impegno è ancora più forte: tutti i ragazzi sentono che il trofeo deve restare a casa! Ed effettivamente i ragazzi hanno preparato prestazioni eccezionali. Ma già dal mattino si gusta la festa. I CV-AV hanno preparato a puntino la Messa, il Vangelo è letto e mimato da un gruppo di giovani in costume, i canti sono suonati e interpretati dai ragazzi, che sicuramente stonano un po’, ma ci mettono un entusiasmo pazzesco e tutti, ma proprio tutti, si mettono a ballare, trascinati da questa forza giovanile. La sera viene proclamato il vincitore del concorso: la parrocchia Saint Maurice, e tutti esultano… il montone promesso in dono ai vincitori viene caricato sulle spalle da un giovane che salta per tutto il cortile con l’ambito premio alquanto terrorizzato.

Ma non solo i CV-AV, anche le Anges, ovvero le bimbe che danzano in Chiesa, hanno deciso di vivere un campo di formazione approfittando delle vacanze scolastiche, a Bangoua, il villaggio più lontano della nostra parrocchia. Decido di partire con loro e di accompagnarle in questa avventura e mi ritrovo attorniato da 140 donne! Milly, la loro responsabile, un donnone che fa paura solo a guardarla le tiene d’occhio con pugno di ferro e tenerezza di mamma, accanto a lei Florence con i suoi modi gentili, la dolcezza e la serietà di una ragazza splendida… Poi ci sono le Yaya, così si chiama il gruppo delle danzatrici adolescenti, sono loro che si preoccupano di aiutare Milly in tutte le incombenze pratiche: lavare i piatti, servire il cibo, accudire le più piccole. Come tutte le adolescenti esprimono in mille segni il loro desiderio di ribellione e il loro bisogno di riconoscimento ed amore. E poi una moltitudine di bambine, molte vengono dalla città, ma circa 40 vengono dai vari villaggi della parrocchia, ci sono ragazzine, ma anche bambine di 5-6 anni. Un guazzabuglio di donne meraviglioso.

Arrivo a Bangoua per primo e scopro che niente di quello che i catechisti del villaggio avevano promesso è stato preparato: le aule della scuola per accogliere le ragazze sono poche (solo 3 per tutte e 140), sporche e con i banchi all’interno, l’acqua per bere e lavarsi non è stata predisposta, in cucina nessuno sembra pronto a dare una mano alla mamma venuta dalla città. Però il bello dell’Africa è la capacità di adattarsi e nonostante un inizio non semplice tutto si sistema e fila liscio, tra canti, balli, giochi… la seconda sera la Chiesa di Bangoua si trasforma in una discoteca per permettere alle ragazze di mostrare ed esibire i balletti che hanno preparato. Loro animano tutto l’anno la Messa danzando a ritmo dei canti sacri, credo che Gesù si sia compiaciuto nel vederle tanto contente del ballare anche i pezzi più commerciali con gioia e partecipazione.

Torniamo a casa stanchi, ma contenti. Ma non c’è tempo per riposare troppo, la settimana non è ancora terminata ed ecco che con i giovani abbiamo organizzato un torneo di calcio tra parrocchie. I bimbi che si allenano tutto l’anno sono pronti a vivere il loro torneo nel campo grande, mentre nel campo di calcetto di affrontano i giovani. Le parrocchie partecipanti sono cinque, tutte agguerrite. Come sempre in Africa l’età dei partecipanti crea problemi, e i nostri piccoli sembrano spacciati, ma complice qualche aggiustamento, un paio di risultati utili ed una serie di risultati favorevoli, ci ritroviamo in finale contro la squadra imbattuta. E mentre loro ci deridono perché i nostri atleti sono troppo piccoli, riusciamo a rimontare un goal subito e a metterli in difficoltà. La partita finisce in parità e tutto si deciderà ai rigori. Io sono fiducioso perché il nostro portiere è piccoletto, ma ha grandi riflessi e infatti para tre rigori che sono decisivi per la vittoria. Nel frattempo anche i giovani hanno portato a casa il trofeo! Un vero trionfo!

Ma per me il trofeo più bello è la gioia dei tanti ragazzi incontrati in questa settimana, e non solo per i successi sportivi o artistici, ma soprattutto per quel muoversi all’unisono, quella capacità di creare condividere e di intendersi che viene da una frequentazione, da un incontro e dal desiderio di stare insieme. Perché fare Chiesa è il bello della vita.

Pubblicato da donlucapez

Prete dal della diocesi di Bergamo. Nato a Grosseto nel 1984. Ordinato il 22 maggio 2010. Curato dell'oratorio di Boltiere fino all'agosto del 2018. Dal novembre 2018 missionario fidei donum nella diocesi di Abengorou in Costa d'Avorio

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