OOOOOOOOOH

Il nostro pick-up Tata arranca nel fango delle piste scoscese e sempre più rovinate. Da alcuni anni nessuno viene a sistemare la strada ed il tragitto per raggiungere i nostri villaggi diventa sempre più complicato, lungo e stancante; in più le piogge, che in questo periodo sono copiose, rendono il viaggio una vera impresa. Dopo circa un paio d’ore di viaggio arrivo a celebrare a Kouassi Andrekro, villaggio perso nella foresta, dove vive una bella comunità cristiana composta soprattutto da Kulango, etnia originaria del nord-est della Costa d’Avorio. Per me non è una domenica come le altre, sono passati esattamente dodici anni dalla mia ordinazione sacerdotale e con un po’ di commozione celebro in un contesto tanto semplice, ma che mi fa sentire a mio agio. Il cielo è ricoperto di nuvole che scaricano di tanto in tanto scrosci d’acqua e la Chiesa è molto buia: a Kouassi Andrekro non c’è la corrente! Ma la luce della città celeste è l’Agnello, dice la seconda lettura, solo questa luce illumina la nostra celebrazione.

Tornato ad Agnibilekrou sono veramente stanco, ma non voglio farmi mancare il pellegrinaggio mariano in questo giorno tanto significativo per me. Durante il mese di maggio una statua di Maria attraversa i diversi quartieri delle città passando di cortile in cortile. La domenica si passa da un quartiere all’altro, questa domenica si comincia nel quartiere di Djoulakro con le prime decine del rosario, poi una ragazza si mette la Madonna in capo e tutti i presenti la seguono continuando il rosario e intonando canti, fino al quartiere del Gabriel dove la statua è accolta in un altro cortile. Questa nostra processione è guardata con un misto di curiosità e incredulità da molti, ma segna una presenza dei cristiani cattolici in una città multiculturale. Arrivati nel cortile sono proprio stanco e sento di avere la febbre. I sintomi sono abbastanza inequivocabili: ho di nuovo la malaria. Non riesco a stare in piedi e mi siedo e dopo poco mi raggiunge un bimbo di due anni. Si chiama Angelus e lo conosco bene perché la sua mamma Marie era un’animatrice della parrocchia rimasta incinta diciottenne di due gemelli Angelus e Immaculée. Ora Marie ha avuto il suo diploma ed è partita ad Abidjan per l’università lasciando i bimbi alla nonna che, essendo molto devota, li trascina ad ogni preghiera parrocchiale! Angelus mi guarda un po’ di traverso, ancora non si fida totalmente di questo gigante bianco e barbuto, ma poi si accomoda sulle mie cosce e comincia a giocare con le mie mani pallideSono i bambini che mi hanno sempre accompagnato in questi dodici anni di servizio sacerdotale, sono loro che mi hanno sempre accettato nei miei limiti e stranezze e incoraggiato nelle mie paure. A cena riesco a gustare prima di andare a letto una fetta della crostata buonissima che il nostro pasticcere di fiducia don Marco ha preparato per l’occasione. Il giorno dopo al dispensario delle suore arriva il verdetto: malaria… e cinque giorni di punture e riposo. Bel regalo per l’anniversario dell’ordinazione, ma l’Africa è anche questo.

Lo stesso lunedì pomeriggio è il giorno in cui i nostri mitici bimbi disabili vengono per le loro attività con Walter alla parrocchia: Divine, Jean Baptiste e Prince. Le loro mamme hanno saputo del mio anniversario e arrivano con un bel aperitivo: qualche bibita, attieké con cipolle e pollo! E poi, in un cestino a parte, del foutou con la salsa gnagna molto amara che serve per guarire dalla malaria. Mi commuove questa loro attenzione e questa prova d’affetto. Anche perché so che sono donne sole che lottano ogni mese per arrivare a pagare tutto il necessario, ma oggi si sono prese il lusso di festeggiare con me, un brindisi e poi un boccone al volo, ma è il pasto più sontuoso e bello che potessi immaginare.

Qualche momento prima, come d’abitudine, mi ero recato nella stanzetta a salutare i bimbi e giocare un po’ con loro e, stanco a causa della malaria, mi sono sdraiato accanto a Prince e Jean Baptiste che non possono camminare. È proprio Jean Baptiste, il mio coccolino, che ad un certo punto si è voltato verso di me con la bocca aperta e sorridente e mi ha appoggiato la manina sul petto pronunciando le sue tipiche espressioni di gioia “OOOOOOOOOOOH”. Non potrò mai sapere perché si sia girato verso di me, razionalmente penso a causa la luce del sole che in quel momento ci colpiva, forse per qualche spasmo che prende regolarmente il suo corpo, forse perché ha sentito una presenza o perché sul fianco si sentiva più comodo. Lo prendo però come il più bello dei regali e il più tenero degli abbracci di questo anniversario…Perché, come diceva una canzone, davvero ai bambini basta dire “oooooh” e ogni discorso diventa di troppo. In fondo spendo sempre troppe parole, basterebbe una vocale per cantare al Signore finché ho vita, cantare a lui finché esisto: la mia gioia è nel Signore!

Pubblicato da donlucapez

Prete dal della diocesi di Bergamo. Nato a Grosseto nel 1984. Ordinato il 22 maggio 2010. Curato dell'oratorio di Boltiere fino all'agosto del 2018. Dal novembre 2018 missionario fidei donum nella diocesi di Abengorou in Costa d'Avorio

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: