Non so neppure il suo nome, ma era incredibilmente bella, con quello sguardo beffardo e ironico che ti osservava e quel sorriso sornione di chi ti prende in giro, con il braccio appoggiato all’albero e l’atro ai fianchi in una posa quasi da sfida e quel vestito da principessa evidentemente troppo largo per lei, evidentemente eredito da qualche sorella più grande che a sua volta lo aveva ricevuto da qualcuno…
Siamo a Kouassi Andrekro, uno dei villaggi più sperduti della parrocchia e Leon e Anastasie stanno organizzando dei giochi per i bambini del villaggio. È il due novembre, il giorno dei morti, e questa settimana è di vacanza qui in Costa d’Avorio per la ricorrenza di Ognissanti. Anastasie e Leon sono due animatori della parrocchia e li porto con me per incoraggiare i gruppi di bimbi sparsi per i villaggi della parrocchia. Così Leon, che è il responsabile dei chierichetti, il giorno dei Santi spiega ai ragazzi di Bangoua come procedere durante la processione d’ingresso, mentre Anastasie, responsabile delle angiolette, spiega come eseguire i passi di danza. L’indomani dopo aver riposato a Bangoua nella casa parrocchiale ancora vuota, ci spostiamo nel villaggio di Kouassi Andrekro per la Messa, la processione al piccolo cimitero ed a seguire formazione e giochi per tutti i bimbi. In Africa basta una palla lanciata ed una ciabatta da far passare sotto le gambe ed ogni bambino impazzisce di gioia ed esplode una competizione serrata e commovente. Solo questa bimba vestita da principessa guarda il gruppo di amici con questo sorriso beffardo di chi non vuole lasciarsi coinvolgere.
Queste ultime settimane in Africa sono state ricche di incontri e sorprese. Maria, un’amica di Boltiere, è venuta a trovarmi ed ha messo a disposizione la sua competenza di sarta per creare con delle mamme delle belle borse per fare la spesa. Così la terrazza della parrocchia si è trasformata in un atelier di cucito per sostenere le mamme con i bimbi disabili. Le borse ora sono a Boltiere in attesa di essere vendute al mercatino di Natale per sostenere i progetti parrocchiali.
Il nuovo anno pastorale è cominciato con una celebrazione solenne e africana, due ore di canti, segni, balli, gioia, solennità e tanta confusione. Ma c’è stato anche il tempo per ritirarci tre giorni con catechisti ed animatori dei gruppi per approfondire il tema dell’anno pastorale: la parola e i giovani.
Anche il mio viaggio al villaggio ha il sapore della novità, visto che impieghiamo quasi due ore a recarci ai villaggi più lontani, abbiamo deciso che cercheremo di passare qualche notte in più al villaggio inserendo in quei giorni la visita al villaggio, questa volta è toccato a me questo passaggio e con me sono venuti gli animatori dei più piccoli per poter rilanciare le attività dei bimbi.
Un momento particolare è avvenuto ad Abidjan, mentre accompagnavo Maria all’aeroporto, sono stato raggiunto da un giovane della parrocchia. Si tratta di Epiphane che quest’anno ha passato l’esame di maturità e che è venuto ad Abidjan per intraprendere la scuola di musica. Per due anni ha frequentato il corso di chitarra, a volte svogliato, a volte mi faceva arrabbiare perché arrivava in ritardo o era assente, ma ha imparato le poche cose che potevo insegnargli… suo padre mi ha ringraziato perché grazie a questo corso suo figlio ha avuto questa idea e questa prospettiva nuova di intraprendere la scuola di musica. Gli ho portato la chitarra che ha utilizzato in questi anni di corso, ora è sua e la utilizzerà per la scuola di musica. Non so se sia una prospettiva buona, non so se potrà trovare facilmente lavoro come musicista o anche solo come insegnante di musica, ma mentre lo vedo sorridente abbracciare la sua chitarra spero tanto che possa realizzare il suo sogno.
E mentre penso soddisfatto a questi progetti che pian piano prendono forma ripenso alla mia bellissima bimba di Kouassi Andrekro che mi osserva appoggiata all’albero mentre tutti i bimbi giocano. Uno sguardo beffardo che mi ricorda quest’Africa che, pure se ti sembra di amarla e anche di poter vedere piccoli segni di speranza, lei ti guarda sempre con lo stesso sguardo beffardo come a dire “ma davvero pensi di cambiarmi?”. Certo che lei sta cambiando me.








