Bassa Bassa

Francesco aveva questa capacità straordinaria di trasformare la Parola in realtà, allora la storia del Verbo fatto carne non era più una questione dell’anno zero, ma vicenda quotidiana, storia che si ripete anche a Greccio, paesino dell’Appenino laziale che a Francesco ricordava tanto la semplicità di Betlemme. Fu in una grotta di quelle montagne che con il suo entusiasmo contagioso invitò tutti gli abitanti alla natività… asino, bue, pastori e figuranti tutti attorno all’altare per celebrare la veglia di Natale, non c’era bisogno del bambinello, lui era già presente nell’Eucarestia: ecco il primo presepio della storia. Era il 1223.

Questo Natale ho celebrato la vigilia nel piccolo villaggio di N’Zorekro. Si tratta di un piccolo abitato distante pochi chilometri dalla città, ma nonostante in pochi minuti tu possa raggiungere la città, si percepisce una semplicità diversa. Questa comunità è sempre stata una delle più difficili, forse proprio per la facilità di raggiungere Agnibilekrou, il villaggio non si è mai troppo impegnato nell’organizzazione di eventi per bambini e giovani e anche la Chiesa risente di una certa stanchezza. Quest’anno abbiamo deciso di rivitalizzare questa comunità tanto vicina, recandoci ogni domenica a celebrare la Messa e cominciando a introdurre i gruppi di animazione di ragazzi e giovani. E proprio da uno dei giovani che arriva la proposta di organizzare un presepio vivente per la celebrazione della vigilia di Natale. In città è ormai una tradizione organizzare una rappresentazione della nascita di Gesù, ma per questo villaggio sarebbe una novità.

Propongo di leggere semplicemente il vangelo della nascita facendolo mimare da dei ragazzi per non obbligarli a memorizzare lunghi copioni a memoria. Aristide, il responsabile dei CV-AV, l’azione cattolica, si prende l’incarico di curare con i suoi ragazzi la rappresentazione. Arriva la sera del Natale e la Chiesa è un tipico guazzabuglio africano: avevo chiesto di decorare la Chiesa e mi ritrovo palloncini e nastri stropicciati e riciclati appiccicati in ordine sparso con qualche lucina psichedelica. Su un tavolo, in ordine sparso le statuine del presepio… quest’anno abbiamo pensato di regalare ad ogni villaggio un piccolo presepio per il tempo di Natale, ma capisco che nessuno ha idea di come si allestisca e quindi le statuine sono buttate lì senza un criterio. Anche i chierichetti sono pronti: il loro responsabile ha detto loro di tenere le mani giunte, detto fatto qualsiasi cosa accada loro non scollano le mani anche quando dovrebbero aiutare il prete a servire messa. Pure la corale, elemento molto importante in ogni liturgia africana, è raccogliticcia non si sa bene chi deve intonare i canti e l’anziano catechista Gilbert si sbraccia e urla per ordinarli prima dell’inizio della Messa. Ma in fondo è proprio questa umanità che Gesù è venuto a redimere.

La rappresentazione si svolge benissimo, Aristide ha preparato bene i bambini che riescono anche a controllare l’agnello in carne e ossa che i bambini hanno portato per rappresentare il presepio. Gesù è una bellissima bambina di nome Prunelle (dicono che nel villaggio negli ultimi mesi non sono nati maschietti). Durante l’omelia metto in ordine il presepio indicando le caratteristiche di ogni personaggio, soprattutto i pastori i rifiuti della società… in Agni si dice “bassa bassa”! Ma in fondo è proprio questa umanità “bassa bassa” che Gesù è venuto a redimere. E mi emoziono pensando che 799 anni dopo N’Zorekro è una nuova Greccio, con la sua Messa di Natale e il suo primo presepio.

Il giorno dopo celebro la Messa in città. L’aria è particolarmente fine e natalizia, il vento del deserto ha portato una bella frescura e sono quindici gradi… una vera eccezione per Agnibilekrou. Per questo Natale ho deciso che Koffi debba entrare in Chiesa come tutti. Mamma Tehia che in questi mesi si sta occupando di lui arriva di buon mattino per lavarlo, gli mettiamo un pannolone e lo vestiamo a puntino con gli abiti tradizionali africani. In fondo è questa umanità che Gesù è venuto a redimere. E lui tutto contento siede tra i banchi come tutti… Oggi anche per lui è Natale.

Nel pomeriggio Tehia si ripresenta alla parrocchia pomeridiano e mi mostra un paniere. “E’ per Koffi” mi dice. Apro e vedo uno spezzatino di carne con patate… “Era il pasto che preparavo ogni Natale a Jean Baptiste, ora l’ho preparato per tutti i bambini del cortile e ne ho riservato un po’ per Koffi”. Jean Baptiste è il suo figlioletto disabile morto pochi mesi fa, un bimbo meraviglioso che manca a tutti, mi viene commuove questo gesto di tenerezza immensa e penso che davvero questa umanità è redenta da Gesù ed è ancora capace di bontà e bellezza.

Il nostro Koffi non è nel cortile della Chiesa dove spesso passa le giornate, ci rechiamo allora a casa sua e li lo troviamo, ci corre incontro pieno di gioia. In queste settimane abbiamo sistemato la sua casa, ora per entrare non deve più evitare tubi e tombini, il muro è imbiancato e per l’occasione porto la sua porta: una bella tenda blu con scritto: “Casa di Koffi Maurice”. Non sta nella pelle nel vedere terminata la sua casa e nel gustare il pasto che mamma Tehia ha preparato. E 2022 anni dopo anche la casa di Koffi diventa luogo in cui il Verbo si fa carne, come a Betlemme, come a Greccio, come a N’Zorekro, come in ogni luogo “bassa bassa” della terra che accetta di accogliere e generare la vita. 

Pubblicato da donlucapez

Prete dal della diocesi di Bergamo. Nato a Grosseto nel 1984. Ordinato il 22 maggio 2010. Curato dell'oratorio di Boltiere fino all'agosto del 2018. Dal novembre 2018 missionario fidei donum nella diocesi di Abengorou in Costa d'Avorio

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