God save the queen

Sfilano in quattro file ordinate, nella penombra del cortile del collegio cattolico illuminato solo da qualche lampadina lontana, con le mani sulla testa, urlando frasi in lingue incomprensibili. Solo il guardiano cammina liberamente e si avvicina alla pira e accende il fuoco che maestoso divampa e rende l’atmosfera ancora più magica. E capisco ancora di più quanto gli africani amino ammantare le loro vite di mistero e come il rito sia importante e essenziale per loro. Ed anche accendere il fuoco di un campo scout diventa un momento affascinante e misterioso.

Fabrice, il responsabile del gruppo di Agnibilekrou, gestisce i movimenti e i tempi dell’accensione, mentre Alban, giovane animatore della parrocchia, anche lui scout, gira a torso nudo con delle foglie dell’albero di neem a circondargli la testa, aggiungendo e togliendo legna: è lui il guardiano. In mezzo alla pira sta un pilone centrale, posto perpendicolarmente al terreno. Gli scout mi spiegano che quel pilone si chiama “la regina” e che fino a quando resterà in piedi, nessuno del gruppo potrà allontanarsi dal fuoco. Fabrice spiega che questo fuoco ricorda quello che incendiò il palazzo di un re nel Benin. Questo re aveva una figlia generosa che continuò a donare anche dopo la sua morte improvvisa perché dalla sua tomba nacque della manioca, invece il re e la sua regina erano indifferenti e lontani dal loro popolo e morirono in un terribile incendio del palazzo. Dopo il primo momento più solenne è il tempo delle esibizioni e ogni gruppo ha preparato una piccola storia da raccontare agli altri, anche io mi esibisco in qualche pezzo di chitarra da cantare e danzare e i tamburi suonano senza sosta come solo in Africa. Ormai comincio ad essere davvero stanco, quando anche “la regina” cede: il pilone centrale è completamente consumato ed implode su se stesso lasciando me e gli altri scout liberi di ritirarsi nelle loro camere.

L’indomani è il giorno di san Giorgio, patrono di tutti gli scout, e alla fine della Messa pronuncio solennemente la mia promessa scout. Così dopo essere diventato CV-AV ( l’azione cattolica ivoriana ), oggi divento pure scout e se queste promesse a volte mi suonano come altisonanti e pompose, spero che siano un’occasione per poter essere vicino ai giovani, una santa scusa per poter raccontare il Vangelo anche in luoghi e modi che forse non avrei immaginato.

Il gruppo scout della parrocchia è il gruppo giovani che ho sempre seguito meno. Per alcuni anni è stato seguito direttamente da don Marco che aveva avuto modo di essere padre spirituale degli scout già in Italia. Ma per uniformare un po’ più i cammini dei gruppi dei giovani da quest’anno lo seguo direttamente io. Vi scopro tanti giovani attivi in parrocchia, ma anche molti più defilati, innamorati della divisa e dell’organizzazione paramilitare scout. Nestor è un giovane che alla fine del mio intervento mi chiede come fare ad essere battezzato, anche questo capita in Costa d’Avorio, che giovani frequentino gruppi parrocchiali senza però aver mai ricevuto i sacramenti e capisci che ovunque c’è bisogno di evangelizzare. Tracy invece è una ragazzina chiacchierona che si vanta di essere la migliore della classe, Grace invece è una bella ragazza adolescente che di lavoro fa il fabbro proprio davanti alla parrocchia: davvero c’è spazio per tutti.

Purtroppo il gruppo è un po’ appesantito dalle sovrastrutture ed il gruppo parrocchiale deve sottostare ad indicazioni spesso discutibili e inadeguate che vengono dal “distretto”, dalla “regione” e dalla “nazione” con un rallentamento di tutte le procedure. E anche per la mia promessa scout mi ritrovo a pormi domande un tizio ormai quarantenne, con la divisa un po’ stretta a causa della pancia, venuto apposta d’Abidjan per donarmi il foulard, uno scout che non avevo mai visto prima. Sicuramente avrei preferito promettere davanti a qualche giovane della parrocchia che ogni settimana frequenta il gruppo. Questo mi fa capire che il sistema è farraginoso, lento, “nonnista” e al limite del mafioso. Non m’illudo di cambiare tutto il sistema, ma provo a non esserne complice e a non lasciarmi corrompere e a fare il possibile perché i giovani della parrocchia possano crescere e imparare a donare vita sempre e a non essere divorati dal fuoco dell’egoismo come la “regina”.

Pubblicato da donlucapez

Prete dal della diocesi di Bergamo. Nato a Grosseto nel 1984. Ordinato il 22 maggio 2010. Curato dell'oratorio di Boltiere fino all'agosto del 2018. Dal novembre 2018 missionario fidei donum nella diocesi di Abengorou in Costa d'Avorio

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